“Le future generazioni rischiano di lasciare il lavoro solo a 70 anni con 45 anni di contributi”. Lo afferma il presidente della vigilanza INPS, Roberto Ghiselli, in una recente intervista a La Stampa. Un segnale che conferma la fragilità del sistema pensionistico italiano. L’aumento dell’attesa di vita e la trasformazione del mercato del lavoro stanno riducendo il potere d’acquisto delle pensioni pubbliche e complicando l’accesso al pensionamento anticipato (leggi un approfondimento qui).
Un contesto in cui anche il legislatore sta rivalutando il ruolo della previdenza complementare. Nella manovra finanziaria 2025, infatti, la pensione integrativa può diventare un alleato prezioso per costruire un futuro più sereno, vediamo come…
Dal 1° gennaio 2025 è entrata in vigore una misura che cambia le carte in tavola e offre un’occasione interessante a tutti i lavoratori che non hanno versato contributi prima del 1996. Chi aderisce a un fondo pensione potrà utilizzare la rendita maturata per raggiungere più facilmente le soglie richieste per andare in pensione anticipata. In pratica, i lavoratori con almeno 20 anni di contributi e 64 anni di età potranno combinare il montante INPS con il valore della rendita del fondo pensione per soddisfare i requisiti minimi (3,2 volte la pensione sociale).
Questa novità è particolarmente vantaggiosa per chi rientra nel sistema contributivo puro: una categoria spesso penalizzata dalle norme tradizionali. La previdenza complementare diventa così un ponte per uscire dal mondo del lavoro prima e con una pensione più adeguata. Un’opzione molto allettante considerato che nei primi nove mesi del 2024 ci sono stati 89 pensionamenti anticipati ogni 100 di vecchiaia (rilevazione Il Sole24Ore).
Non solo, la norma introdotta in finanziaria 2025 indica una tendenza inevitabile, ovvero la necessità da parte dello Stato di fare sponda con il mondo assicurativo per mantenere un livello di welfare adeguato. Un trend che spetta ai risparmiatori riconoscere e agire di conseguenza con investimenti mirati e buoni prodotti assicurativi.
I nostri professionisti del capitale umano sono a vostra disposizione per valutare soluzioni su misura e conformi alla normativa più aggiornata.
Incentivi a restare al lavoro, il potenziamento del “Bonus Maroni” - per chi è tra coloro che possono già andare in pensione ma preferirebbe restare al lavoro, la manovra offre un’altra opportunità. Chi sceglie di posticipare il pensionamento vedrà accreditato in busta paga il contributo previdenziale normalmente a suo carico. Questo significa un aumento netto dello stipendio senza impatti fiscali. Per i dipendenti pubblici, inoltre, è stato abolito il limite dei 67 anni, consentendo di lavorare fino a 70 anni.
Misure confermate - Oltre alle novità, la manovra 2025 conferma strumenti già esistenti. Con “Quota 103”, è possibile andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. L’Ape Sociale continua a sostenere chi ha almeno 63 anni e si trova in situazioni di difficoltà, come disoccupati di lunga durata, lavoratori in mansioni gravose o care-giver. Anche l’Opzione Donna è stata rinnovata, permettendo il pensionamento anticipato a partire da 59 anni per le madri con almeno due figli e 35 anni di contributi.
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